Era una notte piovosa, quel novembre del 1972, quando, usciti dal bar “Centrale” di Maderno avevamo fondato lo Sci Club Toscolano-Maderno. Il governo nazionale, in seguito ad un’ennesima crisi energetica, aveva decretato il blocco domenicale di tutti i veicoli privati.
Date le circostanze ci sembrò obbligatorio forgiare il motto del club con quel “MAI AVILIS” che ci accompagnerà sempre nel tempo. Fu quindi giocoforza organizzare gite sciistiche con pulman noleggiati. Una veloce indagine nel paese palesò che le persone che praticavano questo sport erano forse 30 o 35 in tutto. Nonostante ciò furono presi accordi con la ditta “Caldana” per avere a disposizione i mezzi ruotati necessari; mentre chi aveva anche una leggera infarinatura dello sport bianco era precettato e nominato d’ufficio Istruttore di sci, con mandato di insegnamanto (filiale), verso i principianti a lui affidati.
I materiali erano di origine variegato ed incredibile. C’era gente che, pur di sciare, aveva raccattato semplici scarponi da montagna, mentre alcune paia di sci risalivano al primo dopo guerra. Quelli che sciavano con sci ancora più vecchi erano definiti “gli storici” e guardati come una sorta di reliquie viventi da venerare nelle domeniche canoniche.
La novità aveva attecchito nel paese ed in quelli limitrofi. I soci, che arrivavano da ogni parte, assunsero al numro record di seicentoquattro. Le mamme raccomandano ai figli sciatori di mangiare abbondantemente in quanto, questo sport “ così faticoso” fa perdere peso accumulato durante la settimana.
In seguito a questo, tutte le domeniche in fondo ai pulman’s, si accendevano improbabili fornellini, con padellini di tutte le fogge riempiti all’inverosimile di pasta e fagioli, tortiglioni riscaldati e la mitica trippa al pomodoro che, come è noto, facilita lo sci da discesa nel pomeriggio successivo.
L’equipaggiamento da montagna era quanto di meglio si fosse trovato negli armadi sui solai. Pesanti maglioni in lana (che pesavano tre volte tanto quando imbevuti di neve), leggere giacche a vento che avevano perso l’impermeabilità in giovane età e calzoni da sci in tutte le fogge. C’era gente che aveva trovato molto “chic” utilizzare calzoni in “Principe di Galles” fermati alle caviglie con grossi bottoni in madreperla.
Di contro, la doccia serale era assolutamente inutile, in quanto, in seguito alle numerose cadute, la neve entrava
da tutte le parti lavando il corpo e gli indumenti intimi. Lo sciatore che si rialzava e proseguiva il suo percorso, aveva sempre l’aria in suo favore che lo asciugava abbondantemente in corsa.
A dispetto dei Dottori in agguato, non ci furono polmoniti in quell’anno: Bronchiti, Raffreddori persistenti, Tossi sospette, certamente SI!
Era tuttavia prioritario cercare uno spirito di gruppo per amalgamare tutti i soci.
Le canzoni (cantate da tutti) furono certamente un cemento suggellante durante le escursioni ma bisognava fare di più. Si pensò di creare un paiolo di “Vin Brulé” all’arrivo delle piste dove i soci potevano sostare in allegria. L’idea, sicuramente buona, aveva però avuto un risvolto logistico pesante:
Alcuni soci bisognava poi portarli a spalle ai propri pulman in quanto ormai incapaci di intendere e di sciare.
Si passò allora alle serate a tema. Grandi campioni ospiti nel locale cinema di Toscolno-Maderno. Carnevale dello sciatore con balli e frittelle in alberghi del luogo.
Festa sulla neve (sempre in Folgaria) con la prestigiosa Banda Musicale Cittadina; salamine, formaggi, vino e strudel che, a fine stagione era diventata un “must” dell’associazione (impiegati fino a 7 bus).
Creato il cemento di un’amicizia reciproca, negli anni successivi si varò una vera scuola sci con maestri qualificati (sia discesa che fondo), si effettuarono settimane bianche collettive in quel di Corvara (Val Badia) il cuore delle Dolomiti dove, lo sci turistico, ebbe la sua celebrazione più alta.
Furono divulgate informazioni accurate (attraveso riunioni molto affollate) sui nuovi materiali ed equipaggiamenti e si cercò di creare una cultura sciistica attraverso libri ed opuscoli offerti gratuitamente già all’atto dell’iscrizione allo sci club. Filmati specialistici completavano l’informazione di massa.
Di successo in successo, lo Sci Club crebbe e con esso le iniziative che di anno in anno venivano rinnovate.
Furono fondate le squadre agonistiche (discesa e fondo) che dettero moltissime soddisfazioni (e premi) all’Associazione stessa.
Gli stili sciistici nettamente migliorati, gli equipaggiamenti moderni, il grande spirito di amicizia e di emulazione, la notevole attività sciistica, culturale ed umana, portò lo Sci Club Toscolano-Madeno alla “Top Ten” delle associazioni sportive del Lago di Garda.
I membri degli infaticabili Consigli Direttivi che attuarono “il miracolo” nel tempo, forse, sono rimasti sconosciuti. Il fatto non meraviglia in quanto, essi, si richiamavano sempre a quell’ignoto autore che avevano visto scrivere su una Roccia Dolomitica la seguente frase:”I monti sono maestri muti che fanno discepoli silenziosi”.
Così fu e ci è ora di immenso piacere vedere i nostri sucessori che, con grande abilità e silenzioso lavoro, hanno tenuto in vita questa Associazione (ora: Sci Club Benaco) che continua nel tempo la splendida esperienza dello sci per tutti.
Il nostro sport, pur essendo prettamente individuale (ognuno guida i propri sci secondo la propria abilità e forza), è opportuno praticarlo in compagnia od in gruppo.
La condivisione della grande gioia di essere immersi nella natura viene spontanea, come l’amicizia e l’aiuto reciproco. Siamo infatti ormai da tempo consapevoli che, guardando il cielo azzurro oltre quelle vette immacolate, si intravede la vera pace, si intravede Dio.

Giangiacomo Spagnoli